No all’estradizione dei 5 studenti in lotta! #freefive

Da: Autonomia Diffusa

Giovedì 12 novembre, giorno di sciopero generale, la polizia accompagnata da un magistrato, fa irruzione nelle case di cinque studenti ad Aghia Paraskevi e li arresta, su richiesta dello Stato italiano e in conformità con il Mandato Europeo di Cattura emesso contro di loro. Lo stesso giorno, a Milano, la polizia italiana arresta cinque ragazzi con lo stesso capo d’imputazione.
I reati contestati riguardano la loro partecipazione al corteo No Expo avvenuto il primo maggio a Milano Dalle autorità giudiziarie italiane e, indirettamente, dal governo stesso è stata richiesta l’estradizione dei cinque giovani affinché il loro processo si svolga in Italia, senza che l’intero fascicolo d’inchiesta sia ancora stato inviato al consiglio della Corte d’Assise, che dovrà decidere se accogliere la richiesta di estradizione.Le uniche prove fornite dall’accusa consistono nella loro presunta partecipazione agli scontri, senza specificare quali siano state effettivamente le azioni compiute e in che modo potessero essere attribuibili a loro. L’impianto accusatorio è rimasto alla mercé dei disegni politici dei magistrati della Corte d’Assise, che deciderà se il materiale raccolto sarà sufficiente a consolidare l’accusa.

No Expo – Come dire ora basta!

Che corteo era, quindi, quello a cui hanno partecipato i cinque studenti ?Quest’anno è toccato a Milano ospitare l’Esposizione Universale, un evento organizzato ogni cinque anni in una città diversa, il cui scopo primario è quello di spettacolarizzare le meraviglie del capitalismo e permettere alle grandi imprese di concludere affari di ogni genere. Chiamiamole Olimpiadi, chiamiamola Coppa del Mondo o Biennale, si tratta sempre delle stesse feste durante le quali lo champagne scorre a fiumi, rigorosamente servito da giovani sottopagati, dove tra gioielli e pellicce si raccontano le barzellette e le èlite mondiali del capitalismo firmano con la penna d’oro le ultime condizioni di sfruttamento dei lavoratori. Per l’organizzazione di questa festa non sono mancate mazzette e tangenti tra politici, mafiosi e grandi appaltatori, gli scandali e i buchi nei bilanci, parallelamente alle infami condizioni di lavoro nella costruzione e nello svolgimento di Expo, le speciali misure di sicurezza ecc. Ma sarà un successo assicurato! Non possiamo permettere alla miseria e sfruttamento di rovinarci la festa! Non dimentichiamo che questo enorme sperpero di denaro avviene contemporaneamente all’adozione di nuove misure di austerità da parte del governo italiano.

Anche se tutto questo ha un sapore greco (Olimpiadi e crisi in testa), si tratta di capitalismo mondiale. Contro questa fiera di svalutazione delle nostre vite, migliaia di persone da tutta Italia e non solo hanno deciso di unire le loro voci e il loro impegno in un collettivo “ora basta”.Il giorno di inaugurazione di Expo viene indetto un corteo NoExpo, condiviso da tutte le realtà di movimento e, grazie alla concomitanza del primo maggio, anche dai lavoratori. Sono riuscite a coesistere diverse logiche e diverse pratiche, componendo un movimento di resistenza sociale eterogeneo.

Ma che avevano da fare li i 5 di Aghia Paraskevi?

I cinque studenti accusati fanno parte del movimento studentesco greco, sono membri attivi delle assemblee del loro quartiere e hanno preso parte alle lotte scoppiate negli ultimi anni in Grecia. In altre parole sono parte di quelle migliaia di persone in lotta che negli ultimi anni sono scese nelle strade per la dignità e la solidarietà sociale. Sono una goccia nell’oceano dei milioni di persone che, organizzate o meno, resistono allo sfruttamento e alla svalutazione delle loro vite, alla violenza quotidiana del potere che arriva fino all’assassinio, dalle morti sul lavoro alle “esecuzioni” a freddo della polizia così in Grecia come in Argentina, passando per Tunisia, Egitto, Bosnia, Turchia, Messico e Brasile, solo per citarne alcuni. Era naturale che i cinque studenti partecipassero a una manifestazione del genere. Il giorno successivo, durante un rastrellamento, sono stati fermati davanti a un bar semplicemente perché uscivano da uno spazio sociale occupato; sono, poi, stati obbligati illegalmente, senza la presenza di un interprete, a fornire le proprie impronte digitali e il DNA.

Quando quelli di “sotto” si svegliano, quelli “sopra” tremano

É evidente che la resistenza generalizzata della classe subalterna non lascia indifferente lo Stato, anzi, fa aumentare la posta in gioco. L’attacco ai diritti dei lavoratori e a ogni condizione di vita dignitosa si intensifica, così da aumentare sfruttamento e paura e limitando quindi la possibilità di reagire. In poche parole vogliono costringerci a tenere la testa bassa, elemosinare le briciole e a dire pure grazie, senza avere né il tempo né la forza e l’energia per organizzare le nostre resistenze.

La violenza di Stato e la repressione fanno somigliare sempre di più le polizie nazionali a eserciti, tanto nelle tattiche quanto negli armamenti. E’ lo stesso filo rosso che unisce l’assassinio di Grigoropuolos, l’operato feroce dei MAT, le forze antisommossa, dei ΔΕΛΤΑ/ΔΙΑΣ (Delta/Dias) e in generale dei corpi di polizia durante gli scioperi generali in Grecia. Così come altrove, negli assassinii delle favelas brasiliane, nei ghetti americani e nelle banlieu francesi, a Genova nel 2001 con Carlo Giuliani, nel cosiddetti naufragi dei migranti nel Mediterraneo. É sempre lo stesso cartello d’avvertimento, quello che lampeggia sopra le teste dei dannati di questa terra a ricordarci: “state buoni, le vostre vite per noi non valgono nulla.”

Il sistema infine prepara la repressione dal punto di vista giudiziario. Il Mandato di Cattura Europeo, di cui si avvale la magistratura italiana per chiedere l’estradizione dei cinque studenti, è entrato in vigore con la legge antiterrorismo del 2004, che calpesta i diritti umani più elementari, come ad esempio il fatto che in Italia manchi un termine di scadenza massimo per la custodia cautelare. Ciò significa ad esempio che se i cinque studenti dovessero essere estradati, potrebbero passare cinque anni nelle carceri italiane, lontani dai loro cari, e successivamente dopo il processo essere assolti. Cosa alquanto probabile considerata l’esiguità di prove presentate attualmente dagli inquirenti. Questa estradizione comporterebbe il loro totale isolamento, una rovina economica per loro e le famiglie, nonché l’impossibilità di difendersi adeguatamente: altra lingua, altro diritto. L’integrazione europea somiglia a una Guantanamo generalizzata, vorrebbe vedere dietro le sbarre tutti coloro che riempivano le strade di Atene in tutti questi anni di lotte sociali, scioperi e manifestazioni.

É chiaro che l’unica accusa rivolta ai cinque studenti è quella di aver unito la loro voce a quella di migliaia si altri a Milano e altrove, di aver deciso di resistere alla sorte che i potenti di questo mondo ci vogliono riservare!

É altrettanto chiaro che la nostra solidarietà a chi lotta non è negoziabile!

– No all’estradizione dei 5 studenti in lotta di Aghia Paraskevi

– Cessazione di ogni procedimento nei loro confronti

– Solidarietà ai 5 italiani accusati per lo stesso caso

Martedì 24/11 Manifestazione all’ambasciata italiana 18.00, Sekeri & Bas. Sofias

Sabato 28/11 Corteo Monastiraki 12.00,

In occasione della giornata paneuropea di solidarietà agli arrestati per il Corteo del Primo Maggio NoExpo

Assemblea di solidarietà ai 5 studenti in lotta